I segreti del Class 40 “Alla Grande Pirelli”. Carattere, innovazione e anche saggezza. “La vela oceanica non è solo velocità. Io sono un leone in acqua, ma devi essere anche marinaio”. Presto la Route du Rhum, non ci sarà il debutto alla Palermo-Montecarlo.
Carattere. Mi piace questo termine per una barca. Ambrogio Beccaria lo usa molto. Mi spiega che tutto è partito da qui, dalla sua volontà di avere una barca con “carattere”. Gli ho chiesto che intendeva ed intende e siamo salpati per una bella navigazione, che mi ha portato a bordo della sua nuova barca, ma anche sulle onde di una visione moderna e al contempo antica della vela. “Vanno bene le performance, i simulatori, i dati, ma devi comunque essere marinaio. Perché poi là fuori ci sei tu, c’è il mare che ti prende a sberle”.
Niente Palermo-Montecarlo
Ambrogio ha varato pochi giorni fa a Genova il suo nuovo Class 40, con il quale affronterà a novembre la Route du Rhum, la transatlantica che parte da Saint-Malo e che dalla “città dei pirati” bretone raggiunge le Guadalupe con un unico lungo salto. Una regata storica, per solitari degli Oceani. Una vetrina, anche, del meglio che c’è in giro della vela del grande largo. E una competizione in cui possiamo, noi italiani, andare a testa alta davanti ai francesi, che da sempre dettano legge in queste corse. Beccaria ci proverà. “Non abbiamo l’0ceano, siamo pochi come velisti oceanici, ma abbiamo una tradizione di navigatori di rango e penso che con l’entusiasmo e il talento si possa dare filo da torcere anche ai francesi”.
Arrivo allo Yacht Club Italiano, che darà il guidone ad “Alla Grande Pirelli”, nome che si compone dell’ottimismo fatto motto di Beccaria e dal main sponsor, e la vedo, all’ormeggio sul primo pontile. Livrea grigia, il grande 181, prua scow sollevata dall’acqua, lo spigolo lungo la coperta. La prima impressione è quella di una barca aggressiva, cattiva (nel senso buono del termine). A bordo stanno lavorando e questo è anche il motivo per cui non ci sarà il debutto alla Palermo-Montecarlo. “Dobbiamo affinare la messa a punto e abbiamo bisogno di fare uscite mirate. Non abbiamo tanto tempo a disposizione, perché a settembre partiamo per l’Oceano. Mi fermerò a Lisbona da dove salperò per la prova di qualificazione per la Route du Rhum di 1.200 miglia e poi ci sposteremo a Lorient in Bretagna, dove avremo il mese di ottobre per tradurre quanto la barca mi avrà detto in precedenza in mare”.
Il 7 settembre, prima di prendere il largo, ci sarà il varo-presentazione ufficiale della barca, allo Yacht Club Italiano. Il varo, diciamo tecnico, c’è già stato alcuni giorni fa, madrina la mamma di Ambrogio.
La componente dell’ottimismo
Prima di parlare della barca e di visitarla, facendomi dire da Ambrogio le peculiarità e i guizzi d’ingegno, torniamo sul progetto e gli sponsor. “E’ piaciuta l’idea che fosse un progetto tutto italiano, ideato da ragazzi spinti da tanto ottimismo ed entusiasmo”.
Provate ad immaginare. Ambrogio, che ha un bel nome, acquisito grazie alle vittorie come la Mini Transat del 2019, mette insieme un gruppo di amici con cui ha condiviso il corso di ingegneria nautica alla Spezia. Si affida anzitutto a un progettista poco conosciuto ma “geniale e appassionato”, Gianluca Guelfi, uno che per capire aveva già un data-base infinito di tutte le barche in circolazione, che s’era fatto per sua scienza prima ancora di sapere che avrebbe lavorato con Ambrogio. “Anche questa è stata una sfida. Perché gli sponsor avrebbero potuto chiedere un progettista più noto. In realtà, Gianluca è così bravo che se avessi aspettato un anno non me lo sarei potuto più permettere, mi sarebbe costato troppo”, ride Ambrogio. E poi, la scommessa anche del cantiere nuovo di zecca, quel Sangiorgio Marine di Edoardo Bianchi, altro collega di studi di Ambrogio. E gli altri ragazzi, come il navigatore Alberto Riva, che si occupa dell’elettronica e che lo accompagnerà ora nel trasferimento verso l’Oceano insieme con il boat captain Bernardo Zin.